Avanti, ma con prudenza: dieci regole per affrontare consapevolmente il concorso straordinario.

Da alcune settimane riceviamo di continuo richieste di farmacisti aspiranti titolari in cerca di consigli per il buon esito della partecipazione al concorso straordinario. 

Formule magiche non ne conosciamo, ma nell’interesse dei nostri interlocutori riteniamo che un invito alla prudenza sia un ottimo punto dal quale iniziare ogni ragionamento.
Il massimo che ci è dunque possibile fare, da modesti conoscitori dell’azienda farmacia e del sistema economico del quale essa fa parte, è suggerire un’attenta analisi di ogni questione utile a limitare il rischio di veder trasformata una buona opportunità in un (grave) problema.
Riteniamo che l’aspirante candidato possa trarre vantaggio dal seguire un iter logico simile a quello che proponiamo di seguito.
A prescindere dalla ricerca del “miglior punteggio”, prima di affrontare il concorso bisognerebbe quantomeno:
1. accertarsi di essere in possesso dei requisiti per l’ammissione;
2. stabilire che non vi saranno incompatibilità al momento dell’assegnazione della farmacia (ad esempio: età, rapporti di lavoro, ecc.);
3. verificare con l’aiuto di un patronato od un consulente previdenziale la propria posizione contributiva;
4. definire, anche alla luce della propria attuale situazione reddituale, le aspettative economiche e/o necessità presenti e future valutandone la compatibilità con un budget realistico dell’attività che si intende intraprendere. A tal fine occorre prevedere con buona approssimazione la necessità di investimento ed eventualmente di indebitamento iniziale;
5. analizzare le sedi disponibili cercando di raccogliere quanti più elementi sia possibile, ma considerando che è improbabile riuscire ad inquadrare correttamente la potenziale redditività di ogni sede “interessante” poiché sono molte le variabili in gioco;
6. non cadere nell’errore di ritenere la farmacia sempre ed a tutti i costi un’attività “ricca” poiché in molti casi, purtroppo, non è così.
Ulteriormente, se si intende partecipare in forma associata:
7. cercare di limitare il numero degli associati sia per ragioni economiche che organizzative, tenendo presente che la gestione dovrà essere fatta “su base paritaria”;
8. definire possibilmente accordi contrattuali tra i partecipanti in forma associata per evitare di incorrere in incomprensioni ed eventualmente danneggiarsi reciprocamente;
9. prestabilire le regole statutarie della futura società;
10. tenere presente che in caso di partecipazione associata il vincolo decennale potrebbe condizionare una prudente valutazione di tutti i punti precedenti.
Ogni situazione deve essere analizzata tenendo conto di fattori ambientali (es.: territorio, popolazione, concorrenza, ricorsi già pendenti che possano in qualche modo influenzare l’assegnazione della sede, ecc.) e personali dei candidati (situazione reddituale e patrimoniale, età, impegni famigliari, disponibilità a trasferimenti, ecc.)
É consigliabile evitare associazioni tra sconosciuti o semi-conosciuti o tra individui dei quali alcuni intendano apportare solo “punteggio” e null’altro. É più che opportuno, se non addirittura necessario, considerare un apporto paritario di lavoro degli associati/soci in correlazione con la paritaria suddivisione dell’utile, del patrimonio sociale e dell’onere della gestione congiunta.
Purtroppo tutto ciò non è sufficiente, specialmente alla luce di una normativa “straordinaria” confusa e non adeguatamente coordinata con l’impianto normativo “ordinario”. Il timore è che molte delle incertezze normative si risolveranno prima o poi in questioni che finiranno nelle aule di qualche tribunale.
Si tenga infine presente che mediamente la redditività della farmacia è da alcuni anni in fase di declino. Tale declino non si arresterà a breve e l’aumento della numerosità delle farmacie territoriali non potrà che accrescere le difficoltà di quelle già oggi esistenti e limitare in partenza le possibilità di quelle appena istituite.
Affinché la farmacia sia un’attività sostenibile, i “nuovi” così come i “vecchi” titolari dovranno mettere in campo impegno, dedizione, doti professionali e capacità imprenditoriali non comuni.
Pensiamo che farmacie ben posizionate e oculatamente gestite potranno ancora offrire la giusta soddisfazione ai loro titolari.
In buona sostanza ci pare corretto far osservare che il concorso può essere un’ottima opportunità, ma non sempre.

Studio Furlotti Del Bue